Curiosità sulla Collezione Raffello Foresi esposta al Museo civico archeologico del Distretto minerario di Rio nell’Elba
Se osserviamo i reperti di un Museo, in molti casi anche le didascalie che leggiamo, da sole ci dicono molto poco ma, nonostante ciò, ogni piccolo frammento può raccontare molte storie davvero incredibili. Ciò accade anche riguardo alla Collezione Raffaello Foresi, esposta al Museo civico archeologico del Distretto minerario di Rio nell’Elba. Si tratta di una serie di fibule, piccoli oggetti, punte di lance e strumenti da lavoro agricolo, tutti databili nell’età del bronzo, in particolare fra il IX-X secolo a.C.
Raffaello Foresiera nato all’isola d’Elba, esattamente a Portoferraio, nel 1820. Studiò alla Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa e successivamente si trasferì a Firenze ma coltivò sempre la passione per tutto ciò che era preistoria, anzi come diceva lui “per l’età della Pietra” e per gli oggetti “antistorici” in particolare dell’Isola d’Elba e dell’Arcipelago Toscano.
Ebbene nel corso della sua vita Foresi arrivò a mettere insieme circa 2000 reperti archeologici e ben 1265 ( per l’esattezza 1256 dall’Elba, 7 da Pianosa e 2 dal Giglio) li fece arrivare all’Esposizione Universale di Parigi del 1867!
Ovviamente la sua passione per il collezionismo fu estesa anche a documenti e minerali, tanto che aveva un grande progetto, di cui scrisse, e cioè di aprire un grande museo naturalistico e archeologico proprio nella Palazzina dei Mulini, dimora storica di Napoleone Bonaparte durante il suo soggiorno forzato all’Elba.
Sappiamo che effettivamente nel 1873 a Portoferraio venne inaugurato il “Museo Foresi”, che raccoglieva minerali, fossili e reperti archeologici. Ma il Museo ebbe vita breve. “Dopo la morte del Foresi nel 1876- come si legge su sito web del Museo di Storia naturale dell’Università di Firenze, che conserva documenti e reperti naturalistici del Foresi “I 5000 Elbani”- gli eredi decisero di vendere la collezione e cominciarono col Museo di Firenze le trattative, in cui venne coinvolto anche G. Roster“.
Ma torniamo all’Esposizione universale di Parigi. Foresi aveva intessuto contatti con vari studiosi e scienziati dell’epoca e aveva posto alla loro attenzione i reperti della collezione per ulteriori studi. Grazie alla sua intraprendenza e all’interesse scientifico che questi reperti suscitarono, furono quindi citati in molte pubblicazioni dell’epoca e arrivarono anche all’Esposizione universale di Parigi. Foresi ci ha anche lasciato uno scritto, una specie di lettera di presentazione, indirizzata al prof. L. Simonin dal titolo “Sopra una collezione composta di oggetti antistorici trovati nelle isole dell’Arcipelago toscano e inviati alla Mostra Universale di Parigi“, Tipografia del Diritto, Firenze, 1867. Simonin si era occupato di inviare una lettera per presentare i reperti della Collezione Foresi all’Accademia delle Scienze di Parigi.
Una curiosità: all’Esposizione universale di Parigi del 1867 c’erano 52.000 espositori provenienti da oltre 30 paesi del mondo. Tutto il Campo di Marte era occupato dalla grande esposizione e, grazie a quei 1265 oggetti ci fu anche l’Isola d’Elba, rappresentata per la prima volta, non solo per le sue risorse minerarie o per le gesta napoleoniche ma in virtù di una storia molto più antica, in parte ancora da scoprire.
Chiudiamo con questa immagine di un particolare dell’Esposizione Universale di Parigi del 1867 estratta dal sito della Biblioteca nazionale francese [www.bnf.fr ] che nel 2005 aveva dedicato una mostra fotografica a quell’evento.